LAVANDARE
(Giovanni Pascoli)
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.
E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:
Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese
2 commenti:
E tu per nome che ti chiami Nina,
Sempre per Nina te voglio chiamare.
L’acqua che ti ci lavi la mattina,
Ti prego, Nina mia, non la buttare;
E se la butti, buttala al giardino,
Ci nascerà un bel giglio e un gelsomino;
E se la butti, buttala al giardino,
Che ci fa l’acqua rosa uno speziale;
Lo speziale ci fa l’acqua rosata,
Per guarì’ Nina sua, quand’è malata.
Rapito dalle tue foto. E da te, splendida Monika. Férdinand
grazie, Fèrdinand, fai arrossire questa domestica...
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